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Chaga – il fungo della betulla

Secondo i dati statistici forniti dagli organi federali della dogana russa, nel 2018 la Russia ha inviato oltre 2 mila tonnellate di chaga selvatico in Cina, Corea del Sud e Giappone, l’equivalente di un convoglio ferroviario di 40 vagoni. Si tratta di esportazione legale e ufficiale. In Russia il fungo chaga è incluso nel registro delle materie primeofficinali particolarmente pregiate, ragion per cui la sua vedita all’estero è regolamentata e le ditte esportatrici devono possedere una licenza. È difficile stimare quante tonnellate di chaga vengano esportate al nero, senza licenza, ma si presume che il volume totale delle esportazioni sia almeno il doppio dei dati ufficiali.

chaga - il fungo della betulla
Foto 1. Un piccolo esemplare di chaga in crescita sulla corteccia di una betulla.
Pezzi di chaga in essicazione, prima del trattamento.
Foto 2. Pezzi di chaga in essicazione, prima del trattamento.

La stragrande maggioranza del chaga siberiano è diretta verso i paesi asiatici, Cina, Corea, Giappone. Lì
la micoterapia fa parte della medicina tradizionale e il chaga, come altri funghi, è da tempo utilizzato per
la prevenzione e il trattamento di tante malattie. In Occidente si è cominciato a parlare di micoterapia in
tempi relativamente recenti ma il chaga, pur essendo l’unico fungo a vantare una vastissima bibliografia
di studi e ricerca, non è ancora diventato famoso al pari di altri, molto pubblicizzati ma di fatto poco
studiati. Per comprendere la popolarità del fungo chaga in Russia e in Oriente e parlarne obiettivamente
abbiamo selezionato e raccolto gli studi più attendibili usciti negli ultimi sessant’anni. Ne è uscito un
volume di 300 pagine, la prima monografia sul chaga in lingua occidentale che riporta solo fatti
documentati: la storia, i protagonisti, la ricerca medico-scientifica, le scoperte e i risultati.

La monografia dedicata al chaga e a coloro che l’hanno studiato

La monografia dedicata al chaga e a coloro che l’hanno studiato

Così inizia il racconto sulla scoperta delle proprietà del chaga:

Il chaga come rimedio naturale contro il cancro. Storia della ricerca.

(frammento tratto dal libro v. sopra ) 

I primi tentativi di studio dedicati agli effetti terapeutici del fungo chaga come rimedio immunostimolante e antitumorale risalgono al XIX secolo e vennero condotti negli ospedali delle capitali russe, Mosca e Pietroburgo, nel tentativo di dare una conferma scientifica alla fama del chaga. Questo fungo, infatti, era conosciuto e largamente usato da tempi immemorabili dal popolo russo, specialmente nelle vaste regioni boschive della Siberia, regno della betulla, l’albero ospite del chaga. Negli anni 1857-1858 il dottor F. I. Inozemcev provo’ questo rimedio naturale per la cura di alcuni malati di cancro della clinica del Primo Istituto Medico Universitario di Mosca. Lo specialista rilevo’ il miglioramento dello stato generale di salute dei pazienti ma non ottenne il risultato atteso, ovvero la riduzione del dolore caratteristico degli ultimi stadi della malattia.

Il dottor Fedor Inozemcev, Primo Istituto Medico Universitario di Mosca

Clamorosa, tuttavia, fu, di li’ a poco, nel 1862, la testimonianza del dottor A. Furcht di San Pietroburgo, che descrisse un caso clinico di guarigione di un tumore del labbro inferiore, peggiorato al punto da intaccare gia’ la ghiandola mandibolare. Il medico aveva somministrato il chaga al paziente per via orale, come decotto, e l’aveva applicato in forma di compresse tre volte al giorno per un periodo di alcuni mesi. La cura si concluse con la remissione completa della malattia e dell’ulcera tumorale. Con tutta probabilita’ l’esito positivo di questo caso eclatante di remissione completa, documentato dalle strutture medico-sanitarie ufficiali del tempo, fu motivo dell’ondata di interesse che si manifesto’ allora e che fu pero’ presto frenata dalla sentenza perentoria di un luminare del settore, il professor Dragendorf.

Nel 1864 l’autorevole professor Dragendorf dell’universita’ di Jur’ev (Tartu) fu infatti incaricato della compilazione del registro delle piante officinali esistenti nel mondo o estintesi nel tempo e, segnalando nella sua nota sul chaga l’assenza di glicosidi, alcaloidi e altre sostanze terapeutiche immunomodulanti, sentenzio’ la condanna del chaga come rimedio officinale. Probabilmente allora fu difficile contrastare la valutazione dell’esperto, tantopiu’ confortata da numerosi tentativi falliti di curare le patologie tumorali con decotti di chaga. Non e’ da escludere, peraltro, che tali fallimenti fossero dovuti ad un utilizzo improprio del prodotto e dei suoi derivati o addirittura pilotati per sostenere la valutazione di Dragendorf, evidentemente rappresentante ufficiale del “mainstream” dell’epoca, fermamente ostile ai segreti e ai successi della medicina popolare.

Un esempio di sperimentazione “pilotata” pare infatti essere, nel 1889, la ricerca condotta dal dottor I. I. Lapin della clinica ginecologica dell’accademia di medicina militare, che nell’illustrare il trattamento terapeutico a base di decotti e lavaggi di chaga, prescritto e applicato a sole due (!) donne affette da cancro a uno stadio avanzato e peraltro per periodi relativamente brevi, arrivava alla conclusione dell’inefficacia terapeutica del decotto di Inonotus obliquus in casi di processi tumorali.

Il professor Dragendorf, Universita’ di Jur’ev (Tartu)

A poco servirono i protocolli, con risultati antitetici, avanzati dai medici che oggi definiremmo ”indipendenti o alternativi”. Nel 1896 un dottore di Pjatigorsk, S.A. Smirnov, oso’ inviare alla rivista medica che aveva ospitato I materiali della ricerca di Lapin, un articolo che dissentiva dalle conclusioni di quest’ultimo e, al contrario, constatava l’efficacia del decotto di chaga nella cura di patologie oncologiche non operabili. Nel suo lavoro Smirnov rilevava inoltre il fatto che l’incertezza sui modi di preparazione del decotto di chaga e la varieta’ di ricette utilizzate da medici diversi rendeva precoci e relativamente attendibili i risultati e discutibile ogni tipo di valutazione definitiva, tanto contro quanto a favore delle proprieta’ terapeutiche del chaga.

Tentativi di riproporre l’attenzione sulle qualita’ del fungo, quindi, ci furono e provenivano non a caso da medici dei distretti provinciali, ovviamente in continuo contatto con gente che si nutriva e si curava con i prodotti naturali a portata di mano e le altre risorse del territorio. Ma a poco valsero, ragion per cui la valutazione contraria, emessa dalla medicina ufficiale della capitale, impero’ a lungo in Russia, riuscendo a eliminare dalla letteratura medica ufficiale ogni menzione al chaga e cio’ fino alla rivoluzione. Si dovra’ attendere circa 100 anni per una autentica “riabilitazione” del chaga. Un ruolo fondamentale in questo campo lo ebbe il dottor Maslennikov, destinato a diventare famoso anche oltre i confini del suo paese per una fortunata circostanza di cui parleremo in seguito.

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